Note sulle strade

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Classificazione delle strade

Diversamente dagli altri monumenti le strade sono classificate nel seguente modo:

NUSR.STR.xxxx dove:

le prime 4 lettere stanno a significare, come per gli altri munumenti, “Numerazione Ufficiale dei Signa Romanorum” ,”STR” sta per “strade” e introduce questa nuova tipologia di classificazione la prima “x” indica il numero progressivo di strada contato a partire da quella iniziale della classificazione, ovvero la Regina Viarum, la Via Appia.

Il conteggio prosegue poi analizzando le vie che si dipartivano dalla cinta delle Mura Serviane, in senso orario. Cosi’ la Via Appia è la numero 1, e la Via Ardeatina è la 2, ecc. la seconda “x” indica, relativamente alla strada indicata dalla “x” precedente, una nuova via che costituisce una derivazione o un incrocio, sempre partendo dalle Mura Serviane. Nel caso dell’Appia, la sua prima derivazione è costituita dalla Via Latina, che avrà allora numero NUSRSTR1100.

La sua seconda derivazione (in effetti è un incrocio) è la Via Cavona, al X miglio della Via Appia; questa sarà classificata come NUSRSTR1200. In caso di incroci con piu’ strade, la via in oggetto viene contata una sola volta, la prima. la terza “x” indica una strada che è una derivazione o un incrocio della strada indicata dalla “x” precedente (la seconda); lo stesso criterio per la quarta “x”.

Il computo delle miglia (in base alle rilevanze delle pietre miliari ritrovate, parte dalle Mura Serviane – Plinio, Naturalis Historia, III.66)


Nascita delle strade

Lo sviluppo delle varie civiltà nel mondo è avvenuto con tempi diversi da zona a zona, con differenze anche di svariati secoli a distanza di poche decine o centinaia di chilometri. Non appena l’uomo inizia ad esplorare sistematicamente il territorio che lo circonda, tende a scegliere percorsi di crinale, cioè che ricalcano la linea che unisce i punti di quota più elevata di un rilievo. Questa scelta permette di osservare una porzione più ampia di territorio, tenendosi costantemente in contatto visivo con il proprio punto di partenza e non perdendo di vista il proprio obiettivo. I crinali spesso terminano bruscamente alla confluenza di due fossi con quella che, tecnicamente, viene chiamata testata. Le testate sono state quasi sempre sede di insediamenti già dalla protostoria, del resto lo stesso sistema del Campidoglio-Palatino altro non è che la testata di un crinale, indicato comunemente come “crinale di Roma”, alla confluenza di due corsi d’acqua secondari con il Tevere. Il passo successivo è quello che vede la nascita dei percorsi di anticrinale (o di controcrinale), percorsi trasversali che, di fatto, permettono di “tagliare” una vallata che, seguendo il crinale, dovrebbe essere aggirata. Nei contesti in cui la valle è attraversata da un corso d’acqua, un percorso di anticrinale presuppone anche la possibilità di un guado. A questo punto, la nascita di itinerari di fondovalle e di mezzacosta è solo di poco successiva, richiedendo una conoscenza del proprio territorio solo di poco superiore a quella già acquisita. Intanto, con la crescita degli insediamenti, delle loro necessità di approvvigionamenti e degli scambi commerciali tra loro, la rete della viabilità va articolandosi in maniera sempre più complessa.

Tracciare una strada

Nell’osservazione del percorso di una strada troviamo che sono spesso incredibilmente rettilineee; ciò ci suggerisce che i costruttori Romani avessero qualche mezzo per mantenere una linea retta. Si tratterebbe di strumenti piu’ sofisticati della semplice Groma, uno strumento sprovvisto di lenti che hanno invece mezzi piu’ moderni di ricognizione del territorio. Non dovrebbe essere preso in considerazione il fatto che queste linee fossero tracciate prima su mappe, visto che non ne è rimasta traccia, anche ammettendo che i Romani avessero mappe in scala. Ma può essere ammesso invece che gli ufficiali dell’esercito fossero in effetti molto documentati sull’area geografica dove stavano lavorando; e che fossero in grado di ben interpretare sia gli aspetti topografici che i materiali presenti nella zona dove avveniva la costruzione. Quindi in generale le strade romane andavano dirette da un punto all’altro anche se un esame particolareggiato svela che esse venivano tracciate in una serie di segmenti piu’ piccoli, ognuno lungo solo pochi chilometri, questi perfettamente rettilinei e seguenti una rotta generica di orientamento. Queste sezioni suggeriscono che esisteva una linea generale da seguire per raggiungere un punto molto distante, mentre venivano considerati punti topografici chiari e visibili lungo la linea del terreno. Come i ricognitori determinassero la linea da seguire è comunque un mistero: il vero problema sorge quando diventa necessario tracciare questa linea in un ambiente boscoso o con molta vegetazione, quando è collinoso tra i punti che si vogliono seguire e non risulta possibile che i due punti di partenza ed arrivo “si vedano”. Sembrerebbe che la determinazione della linea guida fosse stabilita in vari passi: un primo sarebbe stato quello di elevare dei punti di riferimento sul terreno, probabilmente o all’alba o al tramonto; un secondo potrebbe esser stato quello di una ricognizione sul terreno per trovare il miglior modo di aggirare gli ostacoli, segnando questi riferimenti con pali e pietre. Nelle aree dove ampi fiumi o terreni di inusitata difficoltà, la rotta primaria poteva esser cambiata in un’altra che avesse permesso una maggiore facilità di costruzione.

Come si costruiva una strada

Gli ostacoli naturali erano superati con terrapieni, ponti, opere di livellamento, gallerie. Le misurazioni venivano effettuate tramite la groma, che serviva all’agrimensore per tracciare linee rette sul terreno. Lo strumento è costituito da due bracci fissati con un perno a sostegno verticale. All’estremità di ciascuno dei due bracci era appeso un filo a piombo. L’aiutante si poneva ad una certa distanza con un paletto e lo piantava nel terreno secondo le indicazioni del geometra o gromatico, il quale guardava lungo uno dei bracci della groma. A Roma gli agrimensores erano una categoria di liberi professionisti che godeva di grande considerazione. Dopo aver effettuato tutte le misurazioni si scavava una fossa, normalmente non più grande di cinque metri, che veniva riempita con strati di scaglie di statumen (pietra) per formare la pavimentazione del fondo; poi veniva posto un altro strato di pietre più piccole unite a rudus (malta); al quale seguiva uno strato intermedio di ghiaia mista a sabbia o pietrisco (nucleus) sul quale poggiava il rivestimento esterno. Il selciato (agger o pavimentum), convesso per favorire lo scolo dell’acqua, era costituito da grosse pietre poligonali che prendono il nome di basoli. Le strade potevano essere fiancheggiate da margines (marciapiedi) o crepidines (da crepidae: sandali). La parola strada deriva da stratum (lastricato) il sistema che permette di distinguere la via romana dalle piste polverose dell’antichità.

I miliari

In caso di difficoltà durante il viaggio ci si poteva affidare ai miliari (colonne di pietra), posti ogni miglio lungo i bordi della strada.Vi era incisa l’indicazione del costruttore e la distanza da Roma indicata in MP (Milia Passum), corrispondendo un miglio a circa1478 metri. La distanza era contata non dal centro delle città ma delle porte della cinta muraria. A Roma, malgrado ci fosse il Miliarum Aureum in Foro (ad indicare le distanze delle città dell’impero da Roma), le stesse erano calcolate dalle porte delle mura Serviane. La forma cilindrica dei miliari doveva permetterne la lettura senza bisogno di fermare il carro o il cavallo. Il Cursus Publicus (la rete stradale) prevedeva ogni 10 miglia una statio, ogni 30 una mansio. Le strade avevano una larghezza canonica di 14 piedi = 4,2 mt.

Bibliografia:

“Modulo didattico multidisciplinare”, Silvia Fioretti

“The Penguin Historical Atlas of Ancient Rome”, Chris Scarre

“Toponomastica”, Salvatore Arca, I.G.M., Firenze

website www.aritaly.net, Alessandro Razze

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